15 dicembre 2010

Tu scendi dalle stelle. Forse non tutti sanno...


Questa famosissima canzone natalizia italiana fu composta nel 1754 da un contemporaneo di san Paolo della Croce, il napoletano sant'Alfonso Maria de' Liguori.
La quasi totalità delle persone conosce e canta solo le prime due strofe (molto tenere e dolci), ma il testo completo comprende 7 strofe, che sviluppano la realtà della "kenosi" (cioè la discesa/spogliazione/umiliazione) del Figlio di Dio, un'abbassamento che nasce da un amore immenso.
Il Creatore del mondo si rimpicciolisce e si fa Agnello, creatura destinata a morire per la salvezza delle persone.
Questo amore smisurato e concreto di Dio, che contemplo e medito nel mistero dell'Incarnazione, "dovrebbe" commuovermi (nel senso più profondo e biblico del termine, cioè: scuotermi le viscere e provocare la mia conversione) e suscitare in me un amore simile e reciproco.
Ma, si sa: non tutti sono stati convertiti dall'incarnazione e dalla nascita di Gesù... ed è per questo che il Dio-fatto-uomo continua a piangere, a soffrire, fino al giorno in cui tutti accoglieranno questo amore e si lasceranno trasformare da esso.
In questa canzone/meditazione, che nasce dal cuore di s. Alfonso e dalla spiritualità del '700 italiano, ritroviamo molte tematiche care anche al fondatore dei Passionisti: in particolare sottolineo la dinamica non deterministica (Cristo è morto=io sono salvo) della soteriologia alfonsiana e paolocruciana; per essi infatti la salvezza della persona passa attraverso l'incontro e l'accoglienza dell'amore di Dio, che pian piano trasforma e plasma un cuore nuovo. Al di fuori di questa relazione viva... è un po' difficile che ci sia efficacia.
Lasciamo quindi che questa canzone non sia solo il sottofondo musicale del nostro presepiello, ma diventi uno strumento per meditare sulle stupende opere dell'amore divino. Penso che nelle intenzioni di s. Alfonso non ci fosse quella di fare una colonna sonora, ma piuttosto quella di aiutare le persone ad entrare nel mistero e nella contemplazione di esso.

Testo completo di "Tu scendi dalle stelle"

1.Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo e al gelo. (2 v.)
O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar;
o Dio beato! Ah, quanto ti costò l'avermi amato ! (2 v.)

2. A te, che sei del mondo il Creatore,
mancano panni e fuoco, o mio Signore. (2 v.)
Caro eletto pargoletto, quanto questa povertà
più m'innamora, giacché ti fece amor povero ancora. (2 v.)

3. Tu lasci il bel gioir del divin seno,
per giunger a penar su questo fieno. (2 v.)
Dolce amore del mio core, dove amore ti trasportò ?
O Gesù mio, perché tanto patir? Per amor mio ! (2 v.)

4. Ma se fu tuo voler il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire? (2 v.)
Mio Gesù, t'intendo sì ! Ah, mio Signore !
Tu piangi non per duol, ma per amore. (2 v.)

5. Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor, sì poco amato!
O diletto - del mio petto,
se già un tempo fu così, or te sol bramo
Caro non pianger più, ch'io t'amo e t'amo (2 v.)

6. Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
non dorme, no ma veglia a tutte l'ore
Deh, mio bello e puro Agnello
a che pensi? dimmi tu. O amore immenso,
un dì morir per te, rispondi, io penso. (2 v.)

7. Dunque a morire per me, tu pensi, o Dio
ed altro, fuor di te, amar poss'io?
O Maria, speranza mia,
se poc'amo il tuo Gesù, non ti sdegnare
amalo tu per me, s'io non so amare! (2 v)

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