6 agosto 2014

Pellegrinaggio al Gulag di Lovech

Oggi, per la prima volta nella mia vita, ho visitato questo Calvario del XXsecolo e ho fatto quello che ci chiedeva San Giovanni Paolo II all'inizio di questo millennio:
"E che dire della grande esperienza di martirio, in cui ortodossi e cattolici dei paesi dell'Est europeo sono stati accomunati in questo nostro secolo? Perseguitati da un implacabile potere ateistico, tanti coraggiosi testimoni del vangelo hanno "completato" nella loro carne la passione di Cristo. Veri martiri del ventesimo secolo, essi sono una luce per la Chiesa e l'umanità. I cristiani d'Europa e del mondo, chini in preghiera sul limitare dei campi di concentramento e delle prigioni, devono essere riconoscenti per quella loro luce: era la luce di Cristo, che essi hanno fatto risplendere nelle tenebre".
Ovviamente, come tutti gli altri 80 calvari bulgari, è quasi totalmente abbandonato.
Situato a meno di un chilometro dalla città di Lovech, nessun cartello e nessuna indicazione stradale.
La piccola lapide posta recentemente:
"Dona la pace, Signore,
alle anime delle vittime dei comunisti
nel campo di concentramento vicino alla città di Lovech.
L'Associazione dei perseguitati in Bulgaria dopo il 9 settembre 1944".
Solo chiedendo diverse volte, sbagliando diverse strade, siamo riusciti ad arrivare.
Erbacce e rifiuti ricoprono ormai i ruderi di ciò che era, in questa conca scavata a mano nelle rocce dagli schiavi del regime.
Due piccole lapidi, una piccola cappellina per le candele, e una croce sulla sommità delle rocce.
Solo una volta all'anno, qualche decina di persone si reca qui a commemorare le vittime della crudeltà comunista.
La storia del gulag di Lovech purtroppo non è conosciuta in Italia. Essa è ricostruita, a partire dalle testimonianze e dai documenti, nel libro inchiesta del giornalista bulgaro Hristo Hristov, "Sekretnoto delo za lagerite" del 1999.
Dopo la morte di Stalin, il politburo del Partito Comunista Bulgaro decide il 5 settembre del 1953 di chiudere l'unico gulag ancora aperto, quello sull'Isola di Belene, liberando gli oltre mille prigionieri ancora lì reclusi.
Ma nel 1956, dopo le rivolte in Ungheria, il gulag di Belene viene riaperto.
Nell'agosto del 1959 il campo di Belene viene nuovamente chiuso, e circa 1300 prigionieri liberati. Tutti tranne 166, considerati terribili nemici del popolo, recidivi e ostinati, altamente pericolosi.
Il Ministero dell'Interno costituisce per loro il Gruppo di Lavoro di Lovech, Divisione 0789, filiale del Campo di Lavoro e Rieducazione di Belene, diretto da 7 ufficiali e 83 guardie.
Il 10 settembre del 1959 arrivano da Belene a Lovech i primi 40, nei giorni successivi tutti 166 sono lì.
All'inizio del 1960 i prigionieri saranno più di 1000.
Non scendo qui nei particolari delle umiliazioni, delle torture e delle sevizie a cui furono sottoposti questi bulgari, condannati per mesi a spaccare pietre per costruire la ferrovia adiacente.
Secondo i documenti morirono o furono uccise a Lovech 155 persone. I loro cadaveri, in base alle testimonianze, venivano portati di notte a Belene e dati in pasto ai maiali o gettati nel Danubio.
Alla fine del 1961 due prigionieri riescono a scappare, e raccontano alla Polizia le crudeltà che avvenivano all'interno del campo. Scoppia uno scandalo, che investe gli alti dirigenti del Partito (i quali dichiaravano a destra e manca che nella Democratica Bulgaria regnavano i diritti umani e la libertà....).
Viene costituita allora una commissione d'inchiesta, che visita il campo, e dopo aver fatto rapporto ai piani alti, i piani alti decidono di chiudere in segreto questo campo, nel mese di aprile del 1962. Vengono rimossi e sostituiti anche numerosi dirigenti e funzionari che collaborarono alla sua gestione.
Nel 1990 venne iniziato un Processo penale per i crimini in questo Campo... processo chiuso nel 2006, ovviamente senza alcuna condanna... per reati caduti in prescrizione....
Che dire?
La giustizia umana non sempre funziona... lasciamoli nelle mani di Dio, che sicuramente sarà più misericordioso di loro (Dio è amore, e non può fare male ad una persona). Però penso che qualche miliardo di anni di purgatorio, a spaccare pietre sotto il sole, ci starebbe per i vari Gazdov, Gogov, Spasov e compagni (meno famosi dei loro colleghi Goebbels, Priebke, Mengele... ma non meno sadici).
Comunque... lasciamo fare a Dio il suo mestiere, e noi facciamo il nostro, cioè:
conservare la testimonianza di queste sofferenze;
far memoria di queste persone che hanno sofferto o sono morte ingiustamente;
magari pulire un po' questi posti abbandonati, Calvari consacrati dalle lacrime e dal sangue innocente;
raccontare ai nostri figli cosa è stato, perchè imparino ad amare e costruire, non ad odiare e distruggere.

Questi erano un po' i miei pensieri oggi, chino in preghiera sul limitare del campo di concentramento di Lovech, un Golgotha bulgaro del XX secolo.



La desolata Via Crucis che conduce al Campo

Alle mie spalle, la Croce che emerge da questo Golgotha


Le due piccole lapidi, la cappellina in miniatura,
e le appassite corone dell'ultima commemorazione

Dopo la preghiera, un pensiero:
"Sarebbe bello venir qui con un gruppo di giovani,
tagliare l'erba e dare una piccola ripulita,
e poi invitare qui i ragazzi delle scuole
e raccontare loro cosa succedeva qui 50 anni fa..."
















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